CURIOSITA SUI CICLISTI

curiosita ultracentenario

Il ciclista più vecchio a conquistare un record fu il francese Robert Marchand uno scricciolo di 1,50 mt. che campò 110 anni (1911-1921) Detiene il record dell’ora nella categoria 100 anni (24,450) e nella categoria 105 anni (22,547) Smise di uscire in biciletta all’età di 108 anni, continuando ad allenarsi in casa con una cyclette.

CURIOSITA REMCO EVENEPOUL

Remco Evenepoul (25 gennaio 2000) nonostante la ancora giovane età è il ciclista che detiene una serie di record. A poco più di 19 anni vince la San Sebastian diventando il più giovane ciclista a vincere una gara world tour. Sempre nel 2019 l’8 agosto vince la cronometro agli europei, il più giovane di tutti i tempi. Inanella anche, il 25 settembre, il record del più giovane medagliato ai mondiali su strada arrivando secondo. A 22 anni vince il mondiale, il più giovane dopo Amstrong. A 22 anni vince la Liegi baston Liegi, la sua prima monumento. Nel 2018 all’esordio come jouniores aveva vinto i campionati mondiali sia a cronometro che in linea, primo e unico corridore a farlo. Olimpiadi 2024 a Parigi vince sia la prova a cronometro che quella in linea, inutile dire primo e unico a farlo. Anno in cui vince anche la cornometro ai mondiali.

ALBO D’ORO dei cilisti di tutti i tempi che hanno vinto il maggior un numero di gare più importanti. Da notare che Tadej Pogacar, unico ancora in carriera, è gia sesto.
Primo; EDDY MERCKX 7 Sanremo 2 Fiandre 3 Roubaix 5 Baston Liegi 2 Lombardia 5 Giri d’Italia 5 Tour de France 1 Vuelta 3 Mondiali
Secondo; FAUSTO COPPI 3 Sanremo 5 Lombardia 1 Roubaix 5 Giri d’Italia 2 Tour de France 1 Campionato del mondo
Terzo; BERNARD HINAULT 1 Roubaix 1 Liegi 2 Lombardia 3 Girdi di Italia 5 Tour de France 1 vuelta 1 campionato del mondo
Quarto; ALFREDO BINDA 2 Sanremo 4 Lombardia 5 Giri d’Italia 3 Mondiali Curiosità; non vinse mai un Tour de France perche gli organizzatori lo pagarono per non partecipare onde non rovinare l’agonismo.
Quinto, GINO BARTALI 4 Sanremo 3 Lombardia 3 Girdi d’Italia 2 Tour de France
Sesto; TADEJ POGACAR 1 Fiandre 2 Liegi 4 Lombardia 1 Giro d’Italia 3 Tour de France 1 mondiale
Seguono; GIRARDENGO, DE VLAEMINCK, GIMONDI, VAN LOOY, KELLY, ANQUETIL, MOSER, BOBET, BETTINI, VAN STEENBERGEN, BOONEN, CONTADOR, FROOME, CANCELLARA, PELLISSIER, MASSEUW, VAN DER POEL, INDURAIN, ARGENTIN, NIBALI, ………

Il corridore che detiene il record di anni in attività è Davide Rebellin, scomparso tragicamente in un incidente. Si ritirò a 51 anni dopo 30 anni di carriera. E’ anche forse il corridore più ignorato della storia del ciclsimo. Benchè vinse 2 Liegi Baston Liegi, 3 Freccia Vallone e una Amstel gold race, più un’altra sessantina di gare se ne è sempre parlato poco

curiosita massignan

IMERIO MASSIGNAN (1937-2024) detto gambasecca perchè aveva una gamba più corta dell’altra di 1,5 cm. che lo costringe ad una postura in bici un po’ sgangherata. Un taciturno bonaccione, che complice una immensa sfortuna, sarà ricordato come il perdente. 2° al giro del ’62, 4° al Tour del ’61. Benchè soprannominato l’angelo del Gavia, non riuscì a vincere nemmeno quella tappa. Siamo al Giro del ’60 per la prima volta viene introdotto il Gavia, che allora è una mulattiera sterrata. Massignan scollina per primo Gaul lo segue distaccato, in discesa Massignan fora 4 volte, Gaul solo 2, il lussenburghese lo raggiunge e passa togliendogli tappa e podio. Massignan riesce a forare anche a 100 mt. dall’arrivo, finendo la tappa sul cerchione. Nemmeno il tempo di festeggiare la sua più bella vittoria, quella al Tour di Superbagneres sotto una tormenta di neve, che si schianta contro la delusione al giro di Lombardia. Siamo nel ’61 gli organizzatori introducono per la prima volta il muro di Sormano, solo in tre riescono a farlo in bici, gli altri o lo fanno a piedi o spinti dai tifosi. La fuga va via ci si aspetta una sua vittoria, invece Tacconi che non aveva quasi mai tirato lo batte, ancora un 2° posto. La sua malformazione gli procurò una nefrite che lo limitò, ma non fermò, corse fino al ’70.

curiosita el cojo

Nonostante tutte le sue disavventure Massignan poteva ritenersi fortunato rispetto a VINCENTE BLANCO (1884-1957), il primo spagnolo a partecipare al Tour de France. Poverissimo si imbarca come mozzo a 12 anni. A sedici anni si fa assumere da una fabbrica siderurgica, un incidente, una barra incandescente gli cade sul piede, infilandosi rende l’arto completmente invalido. Tornato a casa nei paesi baschi, viene assunto dai cantieri navali, un pomeriggio il piede sano si incastra in un ingranaggio, lo fermano in tempo, ma perde tutte le dita del piede. Comprata, con i soldi del risarcimento, una barchetta si da alla pesca. Ma l’attrazione per lo sport agonistico è troppo forte, prova con la boxe, ma un tragico ko lo fa deistere, e qui incontra il ciclismo e la bicicletta l’amore della sua vita. A 26 anni chiede alla federazione basca di ciclismo di essere tesserato. Gli concedono un permesso speciale per la gara di Bilbao, lui si presenta in mutande e su una bici da donna. La polizia lo costringe ad infilarsi dei pantaloncini. Parte sotto la derisione e gli scahiamazzi di tutti e arriva secondo suscitando al contrario l’ammirazione. Dal 1905 al 1908, acquistata una bici da corsa vendendo la barca, inanella una serie di piazzamenti, fino a vincere i campionati spagnoli. El Cojo (lo zoppo) come lo chiamano tutti, non si ferma più continua a vincere. Il presidente della federazione ciclistica basca gli suggerisce di iscriversi al Tour del 1910. Il primo in cui si inserice l’alta montagna che farà rinunciare a prendere il via un quarto degli iscritti. Blanco non ha soldi per pagarsi il biglietto, quindi si fa 1100 km. in 4 giorni in bicicletta arrivando a Parigi il giorno prima della partenza. Senza cibo, assistenza, squadra e flagellato da forature e guasti meccanici si fa anche cogliere da una crisi di fame dopo 200km. Non si arrende, ma arriva a Roubaix, traguardo della prima tappa, fuori tempo massimo a notte fonda. La ritiene una vergonosa sconfitta, invece nella sua terra lo accolgono come un eroe e la Alcyon, una specie di UAE dei nostri tempi, lo ingaggia. Gareggerà ancora per qualche anno ottenendo buoni piazzamenti. Ritiratosi e gettatosi nelle avventure imprenditoriali, la sfortuna che per qualche anno sembrava essersi disinteressata di lui, si ripresentò e, complice qualche sua intuizione bislacca, tipo quella di creare delle onde artificiali con una barca per intrattenere i bagnanti, gli fece fallire ogni tentativo.

curiosita jaque anquetil

JAQUE ANQUETIL (1934-1987) GENIO E SREGOLATEZZA. LA DIMOSTRAZIONE PRATICA CHE TUTTI I SUGGERIMENTI, LE TABELLE, LE PREPARAZIONI, GLI STUDI, I COMPORTAMENTI SONO NULLA DAVANTI AL TALENTO INNATO. Per i tifosi semplicemente Jacquot. Una carriera di vittorie e record, 5 Tour de France, 2 Giri di Italia, il record dell’ora, 1 Vuelta, 1 Liegi Baston Liegi, 5 Parigi Nizza, imbattibile a cronometro. Benchè di origini modeste, era un garzone, l’aspetto nobile, l’astuzia, il carisma, la disinvoltura e la fama meritata di cattivo ragazzo, ne fecero un’icona. Spregiudicato al limite della cattiveria con chi considerava avversario, irresistibile per le donne e i tifosi. Sfiorato per non dire colpito dal doping se l’era sempre cavata con estrema abilità. Grandi abbuffate di ostriche e champagne nei più rinomati ristoranti, frequentatore di night e locali equivoci, tirava notte con bevute e donne. Si distinse per una spregiudicatezza morale, ancora oggi border line, figuriamoci allora. Eppure gliele perdonarono tutte. Iniziò, come Coppi, ad innamorasi della moglie del suo medico, la bellissima Jeanine, e dopo una relazione di contrabbando la portò nel suo castello Parc des elfs, sua residenza. Si narra che nella sua alcova vi cadde anche la suocera. Jeanine, sei anni più vecchia di lui non poteva avere figli, e data l’insistenza di Anquetil, per non perderlo gli offrì in pasto la figlia diciottenne Annie, dalla quale Jacquot ebbe una figlia. Quando la situazione divenne insostenibile Annie se ne andò lasciando nello sconforto Jacquot. Per consolarsi pensò bene di intrattenere una relazione con Dominique, moglie del fratello di Annie e secondo figlio di Jeanine da cui ebbe un figlio. Alla prematura fine, tutti gli perdonarono tutto perchè lui era Jacquot.

tommy simpson

13 luglio 1967 c’è la tappa del Tour Marsiglia-Carpentras che prevede l’ascesa del mont Ventoux, è una giornata caldissima, afosa. Tommy (Tom) Simpson  30 novembre 1937 – Mont Ventoux13 luglio 1967) si sta giocando il passaggio per il prossimo anno alla Ignis, top squadra, ma soprattutto che paga moltissimo. E’ l’occasione imperdibile di chiudere la carriera da big e con qualche soldino. Il suo manager lo sta mettendo sotto pressione già dalle Alpi. Tommy è agitato, stressato, alla mattina aveva acquistato da due sconosciuti per 800 sterline 3 tubetti di anfetamine, una cifra considerevole, ma non si sa mai, dovesse averne bisogno. Simpson non è un corridore qualsiasi, era già considerato un campione e favorito per quel tour. Nel ’64 ha vinto la Sanremo che gi fruttò il titolo di baronetto. Nel ’65 ha fatto l’accoppiata Mondiale e Lombardia. Ma quel giorno è troppo caldo, l’afa toglie il fiato e fiacca le gambe, Tom è rimasto senz’acqua la chiede ai suoi comagni ma nessuno ne ha. Un suo gregario si ferma nell’unico bar presente su quella montagna, entra urla presto datemi dell’acqua, ma non ne hanno, dovrebbero recuperare una bottiglia vuota e riempirla. Il gregario teme di perdere troppo tempo e di non riuscire più a rientrare, cosi accetta la prima bottiglia disponibile e riparte. Passa a Simpson la bottiglia, che assetato subito ne ingoia un sorso, capisce che è cognac e la butta. Ma a quel punto la serie di combinazioni straordinarie e letali si è messa in moto. Tommy è angosciato, il caldo non da respiro, non ha acqua e le gambe si fanno dolenti. Decide così di assumere una pasticca che gli avevano venduto gli sconosciuti. Quasi subito inizia a sentirsi strano, svuotato, fatica a percepire i suoni, come in preda ad una crisi di fame, ma con l’aggiunta dello sbalordimento. La gamba si fa molle, arranca a fatica con gesti lenti. Cade una prima volta, il meccanico lo rialza e lo aiuta a ripartire. Fa pochi metri sbandando e quasi in surplace, quindi stramazza definitivamente a terra. Un cocktail di afa, anfetamine e alcool gli hanno procurato un collasso cardiocircolatorio definitivo. Il tutto viene ripreso dalla tv e la sua fine sgomenterà milioni di appassionati e tutto il mondo del profeassionismo. Ma darà anche il via ad un tentativo serio di combattere il doping nel ciclismo che fino ad allora era si proibito, ma blandamente perseguito, tanto che ogni campione aveva il suo dottore di fiducia che si premurava di confezionare intrugli più o meno leciti. E quando un campione finiva nel dubbio del doping, il più delle volte ci si limitava ad una bonaria tirata di orecchie.

curiosita luigi malabrocca

LUIGI MALABROCCA (Tortona 22 giugno 1920 Garlasco 2006) Nato nella stessa zona e un anno dopo di Coppi con lui condivise solo la leadership di una classifica del giro d’Italia, che allora prevedeva la maglia nera per l’ultimo in classifica. Potrà sembrare strano, ma dava notorietà e un sostanzioso premio. Il Malabrocca ne divenne l’interprete più famoso e amato dai tifosi. Per riuscire nella sua impresa aveva affinato tutta una serie di stratagemmi. Si nascondeva, forava le gomme della bicicletta e si fermava nei bar per ritardare il suo arrivo. Dopo aver vinto più edizioni, nel 1949 un suo errore di calcolo e il dispetto dei giudici che non ne potevano più dei suoi stratagemmi, lo portarono fuori tempo massimo nell’ultima tappa di Milano, lasciando così maglia e premio al suo acerrimo rivale Sante Carollo.

jean-pierre monsere

JEAN-PIERRE MONSERE’ Una tragica merteora luminosa sul ciclismo. Era nato a Sint-Pieters-Lille in Belgio nel 1948. Ben presto il suo grande talento lo mise in luce e fin da juniores nel 1965 vinse 22 gare, l’anno dopo 36. Passato dilettante in tre stagioni vinse oltre settanta gare. Dopo essere arrivato secondo al mondiale dilettanti nel 1969 passò al professionismo non ancora ventunenne. L’11 ottobre vinse il Giro di Lombardia, in vero arrivò secondo, ma il primo, Gerben Karstens venne squalificato per doping e la vittoria andò a lui. Di carattere simpatico e un po’ guascone era amato in gruppo. Precoce in tutto, anche nel diventare padre a 19 anni. Nel 1970 dopo qualche vittoria e molti piazzamenti a Leicester in Gran Bretagna vinse il mondiale su strada a meno di 22 anni. Destinato da tutti a diventare il rivale numero uno del cannibale Merckx, l’anno successivo si preparò con grande cura per vincere la Milano Sanremo e interrompere la striscia di tre vittorie del rivale. Dopo aver iniziato la preparazione in Spagna vincendo la vuelta d’Andalucia partecipò ad una kermesse in Belgio come ultima rifinitura. A Retie si svolgeva quel giorno, una delle tante gare in uso allora, ad inviti. I ciclisti arrotondavano gli stipendi con queste gare in genere cittadine. Mentre si svolgeva la kermesse, una mercedes guidata da una donna, ignorò lo stop della polizia e degli addetti al percorso e si avviò contromano sul circuito. Monseré probabilmente intento a guardare gli avversari alle spalle non la scorse e vi sbattè violentemente rimanendo ucciso. Merckx vinse la Sanremo e depositò i fiori del primo sulla tomba dell’amico rivale. Ancora non 22enne la sua stella aveva illuminato il mondo del ciclismo e si era tragicamente spenta, togliendo agli appassionati quello che sarebbe stato uno scontro tra titani. Il destino drammatico non aveva anora terminato con lui e qualche anno dopo la tragedia si abbattè sulla sua famiglia.

COSTANTE GIRARDENGO E SANTE POLLASTRO I fatti non si svolsero esattamente come narra la celebre canzone, o come una deriva poetica vorrebbe. Non per questo la loro storia fu meno affascinante. Con sei anni di differenza è improbabile che si fossero frequentati da ragazzi, allora si cresceva in fretta, ma sicuramente almeno di nome in una città piccola come Novi Ligure, erano a cocnoscenza l’uno dell’altro. Chi conosceva entrambi era il massaggiatore di Girardengo Biagio Cavanna, che sarà anche massaggiatore di Fausto Coppi. In comune i due avevano la miseria che affliggeva le numerose famiglie di allora. Ognuno scappava come e se poteva. Girardengo incontrò lo sport del momento e ne divenne campione, Pollastro aveva pelo sullo stomaco e spegiudicatezza, così intraprese la via del banditaggio. E lo fece da capopolo, la sua banda compì molti omicidi, rapine, saccheggi. Non era il bandito gentiluomo della letteratura. A modo loro i due diventarono famosi e riempivano i giornali. Girardengo per le sue imprese sportive, Pollastro per i suoi feroci crimini. Non ci sono tracce di frequentazioni tra i due, sicuramente Sante ammirava il suo concittadino, così estraneo però dal suo mondo. Solo l’epilogo li accumonò, Sante e banda misero a segno una sanguinosa rapina in una gioielleria di Milano dove morirono il gioiellere e due poliziotti. Decisero per sfuggire ad una caccia diventata la priorità per ogni gendarme e poliziotto di fuggire in Francia. A Ventimiglia altro scontro con i carabiniere con cinque morti ammazzati. Circondati un suo luogotenente ormai impossibilitato a fuggire si suicidò. Le autorità erroneamente lo scambiarono per Sante Pollastri dandolo per morto.
Siamo nell’inverno parigino del 1926. Si disputa la sei giorni. Gare con nessuna attrazione sportiva, ma grande attrazione verso i cittadini anche di alto rango. Hanno premi consistenti e ne vale la pena. Girardengo partecipa con alcuni gregari. Cavanna siede al centro del velodromo distratto. Sente un fischio. Il classico zufolo che gli abitanti di Novi Liguri usano per richiamarsi. Si volta e si trova davanti Sante Pollastro. I due parlano tra loro e intanto li raggiunge Girardengo. Il redivivo Pollastri racconta ai due, sempre più imbarazzati e timorosi, le sue avventure. Da loro la consegna di raccontare tutto però dopo due mesi, vuole avere il tempo di organizzarsi, ma vuole comunicare spavaldo che è ancora vivo. Non ci vorrà invece molto che Girardengo, temendo di essere considerato complice, rivela tutto. Quindi anche questo non corrisponde alla leggenda. Non tradì il concittadino facendogli tendere un agguato, ma solo rivelò quello che gli aveva comunicato. Ci vorranno infatti ancora sei anni prima che il bandito italiano, che nel frattempo aveva messo su una banda di 150 banditi italo francesi, venisse catturato.

girardengo
balmamion

FRANCO BALMAMION (Nole Canavese 1940) Il campione con meno vittorie. Nel 1962 e 1963 vinse due Giri d’Italia senza aggiuidicarsi una sola tappa. In tutta la carriera vinse solo 12 corse, la più importante il campionato italiano, oltre ovviamente ai due Giri d’Italia.

baronchelli

1973 GIOVAN BATTISTA BARONCHELLI VINCE GIRO BABY E TOUR DE L’AVENIR, unico ciclista ad averlo fatto nella storia del ciclismo. Dopo aver vinto il giro dilettanti, sconsigliato dai medici data la sua giovane età, non aveva ancora compiuto vent’anni, si presentò al via del Toure d l’avenir. Conquistò la maglia gialla al termine della terza tappa, con arrivo sui Pirenei, ma rischiò di perderla cinque giorni dopo, nella frazione che si concludeva a Bordeaux a causa di una rovinosa caduta. Riuscì a terminare la tappa, salvò la leadership, ma finì sull’orlo dell’abbandono. I medici gli consigliarono di non prendere il via il giorno successivo. Il suo ginocchio era gonfio e sulla gamba s’era formato un vasto ematoma con un principio di lacerazione. Gli applicarono una vistosa fasciatura di una quarantina di centimetri che andava da metà coscia a metà polpaccio. Non ne volle sapere e il giorno dopo si presentò al via e supportato dalla squadra azzurra, controllò senza enormi difficoltà gli attacchi dei diretti avversari e domenica 22 luglio 1973, alla Cipale di Vincennes, strapiena di spettatori, vinse da trionfatore quel Tour de l’Avenir.
Un trionfo impensabile e che lo proiettava verso un futuro da fuoriclasse. Ebbe purtroppo la sfortuna di incappare, come tutti i ciclisti di allora, nel corridore più forte di tutti tempi, Eddy Merckx, che gli impedì di replicare il trionfo del 1973, scippandogli anche un giro d’Italia per dodici secondi.

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