
Milano 13 maggio 1909 ore 2,53 tra i parteni di una gara spaventosa c’è il varesinoi Luigi Ganna che alla fine risulterà vincitore accaparrandosi 5000 lire di allora pari a circa 100000 euro di oggi.
Milano 13 maggio 1909 ore 2,53 Piazzale Loreto prende il via il primo giro d’Italia in bicicletta o macchina a pedali come si diceva allora. La Gazzetta dello sport riuscì in extremis a soffiarlo al Corriere della sera che si era mosso per primo. 2447 chilometri suddivisi in 8 tappe che i 127 partenti dovranno affrontare con biciclette dal peso di circa 20 kg. con freni a bacchetta e due pignoni posteriori. Uno per la salita, l’altro per la pianura, per poterlo cambiare i corridori devono scendere, sbullonare la ruota posteriore, capovolgerla orizzontalmente e rimontarla, ci vorranno ancora 20 anni circa prima che si inventi il deviatore. La classifica non era stabilita dal tempo, ma dalla somma del punteggio assegnato ad ogni tappa in base al piazzamento. Assegnati a scalare in senso inverso, ovvero al primo 1 punto, al secondo 2, al terzo 3, e così via fino ad arrivare alla seconda metà del gruppo dove tutti prenderanno 51 punti.

Le tappe duravano dalle 9 alle 14 ore per i primi, e nonostante le strade polverose e estremamente sconnesse, la mancanza di assistenza meccanica, ovvero i corridori dovevano provvedere da se a sostiruire le ruote bucate, o a sopperire con ingegnosi accorgimenti a danni meccanici. Nonostante ciò dicevamo, completarono i 2447 chilometri alla media di 27,260 km. Con tappe così lunghe e organizzazione approssimativa furono molti gli accadimenti particolari. Si iniziò dopo 300 metri dal via, quano il favorito Giovanni Gerbi, per evitare un bambino cadde e ruppe la forcella. Il regolamento, non fosse bastato il resto, vietava ai concorrenti di ricevere aiuto da terzi. Il Gerbi si carico la bici in spalla andò alle officine Bianchi e dopo tre ore ripartì. Tutti i concorrenti furono fotografati alla partenza onde evitare dubbi sulla loro identità all’arrivo. Lo svolgimento della gara era comunicato con dispacci telegrafici che la Gazzetta appendeva prontamente in piazza Castello. Nella Roma Firenze Carcano fu squalificato perchè si fece 240 km. in treno. Stessa sorte ad altri 4 concorrenti che approfittarono del treno per completare la Bologna Chieti. Dopo una serie di disavventure, cadute, forature, guai mecanici, strade sbagliate, ecc. all’ultima tappa erano in tre a giocarsi la vittoria. Ganna 22 punti, Galetti 25 e Rossignoli 33. Ma la suspance doveva ancora dare il meglio. A Borgomanero a 75 km. dall’arrivo Ganna forò e Galetti, Rossignoli e altri 4 ciclisti lo staccarono rifilandogli 4 minuti. Per il varesino tutto pareva perso, ma a 5 km. dall’arrivo in localita Rho un passaggio a livello severamente presidiato dal casellante bloccò i fuggitivi e permise a Ganna di rientrare. La volata finale fu vinta da Benni su Galetti e lo stesso Ganna, che vinse definitavemte la competizione. Lo spaesato e ancora non del tutto consapevole del successo Ganna, alla richiesta del patron Cougnet, direttore della gazzetta, di fornire a caldo un primo commento, pronunciò una di quelle frasi destinate a durare per sempre ‘Me brusa tant ‘l cu!’
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